venerdì 24 maggio 2013

Fiumi mitici


Anche nel campo della mitologia i fiumi sono stati protagonisti di numerosi racconti e leggende. Tra queste di sicuro il mito più celebre è quello legato alla figura di Narciso. Egli era un bellissimo ragazzo che disdegnava però l'interesse di chiunque lo amasse. È il caso della povera Eco che, ignorata dal giovane, si consumò fino a ridursi a una flebile voce.

Proprio a causa di questo suo atteggiamento, Narciso venne punito dagli dei: un giorno, specchiatosi nelle acque di un fiume, si innamorò della sta stessa immagine fino ad annegare nelle profondità del fiume stesso.

 

Altro corso d'acqua mitologico è l'Acheronte: figlio di Helios e Gea, fu tramutato da Zeus in fiume di acqua amara come punizione per aver "dissetato" i Titani che s'erano ribellati al volere divino, cercando di scalare l'Olimpo. È il fiume attraversato dalle anime dei defunti per raggiungere l'Ade, come ben ci ricorda anche Dante con i versi dedicati a Caronte, il traghettatore infernale. 



C'è poi lo Stige, altro fiume infernale, famoso anche per la palude (la Stigia) che a un certo punto rendeva difficoltoso l’accesso al Regno dei Morti. Gli dei lo chiamavano a testimone nei loro giuramenti, ma lo temevano allo stesso tempo. Se un dio era sospettato di mentire, Zeus prendeva una brocca di acqua di questo fiume e gliela faceva bere. Se Stige scopriva che aveva mentito, il dio passava un anno in coma e nove anni lontano dagli altri dei. Le sue acque avevano anche il potere di dare l’immortalità; secondo il mito, infatti, è qui che la dea Teti immerse il figlio neonato Achille per renderlo pari agli dei, tenendolo però per il tallone che non fu quindi toccato dall'acqua, rendendolo vulnerabile.


E infine, sempre tra i corsi d'acqua dell'Aldilà, ricordiamo il fiume Lete: mitica acqua corrente della «dimenticanza» nell’Oltretomba a cui dovevano abbeverarsi le anime per scordare appunto le vicende passate.

Marghetira Radaelli, Mirea Elia

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