Cari lettori,
oggi volevamo parlarvi dei fiumi
come “motori” del progresso.
Gli antichi greci e romani furono le prime civiltà ad
utilizzare la potenza dell'acqua, più precisamente dell' energia cinetica prodotta dal liquido per azionare semplici mulini ad acqua per macinare
il grano.
Si deve
aspettare il Basso Medioevo per la ruota idraulica, definibile
come un mulino senza pale che ruotava su un punto fisso per azione della forza
esercitata dall'acqua stessa.
Un progresso
tecnico di enormi proporzioni si è verificato alla fine dell'Ottocento, all'epoca
della Seconda Rivoluzione Industriale, in seguito all'evoluzione della ruota idraulica in turbina, una macchina
motrice costruita da una ruota a pale imperniata.
L'energia
idroelettrica viene in seguito ricavata dal corso di fiumi e di laghi grazie
alla creazione di dighe e di condotte forzate. Esistono vari tipi di diga:
nelle centrali a salto si sfruttano grandi altezze di caduta disponibili nelle
regioni montane; nelle centrali ad acqua fluente si utilizzano invece grandi
masse di acqua fluviale che superano piccoli dislivelli. Per far questo però il
fiume deve avere una portata considerevole e un regime costante. L'energia
cinetica viene poi trasformata attraverso il generatore elettrico , grazie al fenomeno dell'induzione elettromagnatica, in energia elettrica.
Nelle
centrali idroelettriche di pompaggio l'acqua viene pompata nei serbatoi a monte
sfruttando l'energia prodotta e non richiesta durante la notte, cosicché di
giorno, quando la richiesta di energia elettrica è maggiore, si può disporre di
ulteriori masse d'acqua da cui produrre energia.
La centrale idroelettrica di Trezzo sull'Adda |
Nel corso del
Novecento l’acqua ha perso progressivamente valore come “motore” industriale in
quanto via via sostituita da altre risorse come il petrolio.
Tuttavia
ancora oggi, in alcune parti del mondo, essa costituisce un’importantissima
risorsa per le economie di quei Paesi privi di altre materie prime nel
sottosuolo.
Nicholas Bonizzoni, Beatrice Carminati
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