martedì 16 maggio 2017

Le stelle non sono uguali per tutti: costellazioni e segni zodiacali nelle diverse culture

Avete mai avuto il sospetto che costellazioni e i relativi segni zodiacali non siano uguali per tutti?
Pongo questo quesito perché vi sarà sicuramente capitato di sentire parlare della costellazione del dragone o di quella del cammello e non capirne la posizione nel firmamento.
La verità è che non c'è una sola visione delle costellazioni, ma questa cambia a seconda delle varie culture differenziando di conseguenza anche numero e nome dei segni zodiacali.
Un esempio tra i molti riguarda la cultura cinese che nel suo zodiaco assegna il nome di dodici animali ad altrettante costellazioni, risultando peraltro l'unico zodiaco a presentare unicamente riferimenti al mondo animale: diversamente dalla nostra cultura inoltre ognuno di questi segni zodiacali corrisponde ad un anno e non a un mese.
Il 2017 ad esempio è l'anno del gallo e così chiunque nasca in questi dodici mesi, secondo l'oroscopo cinese, appartiene a questo segno zodiacale.
In occidente si fa invece riferimento allo zodiaco che tutti noi conosciamo, comprendente 12 segni, uno per mese.
Una popolazione che si è molto dedicata all'astronomia fu quella degli antichi Egizi, i quali riconoscevano i propri dei o eroi in ogni costellazione: nei loro studi astronomici avevano infatti individuato la costellazione dell'occhio di Ra e quella di Anubi.
Nell'antico Egitto inoltre il calendario era ben diverso rispetto a quello giuliano creato dall'imperatore Giulio Cesare: prevedeva infatti la divisione dell'anno in sole tre parti.
Sono naturalmente innumerevoli le visioni del cielo, o meglio, sono tante quante sono le culture nel mondo. Spero di essere riuscita a suscitare in voi la curiosità di approfondire nuove culture,
    


                                                         Clary la lettrice

martedì 9 maggio 2017

I tasti bianchi, i tasti neri

In attesa di poter assistere allo spettacolo di fine anno, vi proponiamo l’intervista ad un nostro compagno che partecipa al laboratorio di musica.

Perché hai scelto di frequentare il laboratorio di musica?
Ho scelto questo laboratorio perché sono sempre stato attratto dalla musica, in particolare dal genere rock.

Come sono strutturate le lezioni?
Solitamente all'inizio della lezione ci ritroviamo in un’aula per fare il punto della situazione: cerchiamo di capire cosa dobbiamo fare e in base a quello programmiamo il lavoro. Successivamente ci rechiamo in laboratorio dove, basandoci sul copione della rappresentazione teatrale allestita dai nostri compagni del laboratorio di teatro, iniziamo a comporre le nostre musiche.

Quale fase del lavoro ti piace maggiormente?
Sicuramente il lavoro di riflessione e ricerca che affrontiamo nella composizione dei brani, in quanto partiamo sempre dalla domanda: "Che emozione dobbiamo suscitare negli spettatori?"

Che strumento suoni?
Suono la tastiera.

Cosa ti piace di questo strumento?
Per me questo strumento è un’efficace metafora della vita: i tasti neri rappresentano i momenti più brutti e quelli bianchi i più felici!

Cosa state preparando per lo spettacolo?
Per lo spettacolo di fine anno stiamo creando brani da sovrapporre alla rappresentazione teatrale, in particolare il sottofondo musicale di Harry Potter e quello della Fabbrica di Cioccolato.

Ringraziamo Ludovico per l'intervista e vi aspettiamo numerosi a teatro!

Un saluto,



Ana la Lettrice Accanita

martedì 4 aprile 2017

Il super tessuto!

Salve a tutti, cari lettori,
siamo Andrea e Leo e oggi siamo qui per parlarvi dell'ultimo ritrovato in fatto di tessuti.
Detto così non sembra molto appassionante, ma fidatevi: il nuovo super tessuto della Nasa è davvero interessante. Non è infatti un normale tipo di tessuto in quanto presenta due facce differenti: un lato è liscio e riflettente, mentre l'altro è opaco ed è capace di trattenere sia la luce sia il calore. Grazie alla sua particolare composizione questo tessuto è in grado di regolare l'energia termica. Il tessuto inoltre si presenta flessibile essendo formato da dei quadrati di metallo uniti tra di loro come in una catena. Un altro punto a suo favore è il fatto che i costi di produzione sono relativamente bassi: per fabbricarlo infatti è sufficiente l'utilizzo di una stampante 3D. Date le sue enormi potenzialità gli ingegneri della Nasa hanno deciso di impiegarlo nella costruzione delle astronavi e delle tute spaziali destinate alle spedizioni sui pianeti con climi estremi. Secondo Polit Casillas, uno degli ideatori del tessuto, in futuro gli astronauti riusciranno a produrre questo tessuto anche nel cosmo, potendo così provvedere alla realizzazione di pezzi di ricambio in caso di danni.
Speriamo che il nostro articolo vi abbia incuriosito,
ci vediamo al prossimo articolo.



Andrea lo Sportivo
Leo il rugbista

martedì 21 marzo 2017

Pericolo iceberg!!!

Salve a tutti. cari lettori,
avete sentito le ultime notizie?

In Antartide è stata osservata una spaccatura, profonda circa mezzo chilometro, lungo una piattaforma di ghiaccio estesa ben 5.000 chilometri quadrati che di conseguenza risulta ancorata al "continente" da una congiunzione di soli 20 chilometri: pensate che, con un'estensione pari alla Liguria, se dovesse staccarsi del tutto si tratterebbe di uno dei 10 iceberg più grandi di sempre!
I ricercatori inglesi del progetto Midas (ovvero un progetto per la salvaguardia dell'ambiente terrestre), che avevano lanciato l'allarme già l'anno scorso, hanno sottolineato come nel mese di dicembre la velocità della spaccatura abbia registrato un'accelerazione, crescendo di 18 chilometri in appena un paio di settimane.
I ricercatori dell'Università di Swansea stanno monitorando la situazione e hanno calcolato che, in seguito al distacco e al suo conseguente scioglimento, il livello dei mari terrestri potrebbe innalzarsi di ben 10 centimetri causando la scomparsa di molte spiagge oltre al rischio di inondazioni nei Paesi Bassi.
Se questo gigante di ghiaccio dovesse staccarsi e andare alla deriva inoltre si spalancherebbe la strada al deflusso di altro ghiaccio nella parte ovest dell'Antartide, delineando uno scenario catastrofico per quanto riguarda il riscaldamento del Pianeta in quanto renderebbe l'intero habitat antartico, caratterizzato da equilibri già di per sé fragili, ancora più vulnerabile.
Scenari simili purtroppo si sono già registrati nel recente passato, in particolare nel 1995 e nel 2002.
Al prossimo articolo,




Matteo il calciatore e Jack on the Net







martedì 14 marzo 2017

IL Salone Internazionale del Libro

Buongiorno a tutti cari lettori,
siete appassionati di lettura? Se leggere è la vostra grande passione, il Salone Internazionale del Libro di Torino è il luogo adatto a voi!
Il Salone è infatti la più estesa fiera editoriale dell'area del Mediterraneo.
Questa fiera è strutturata in modo tale che i piccoli e i medi editori abbiano l'opportunità di farsi conoscere nello stesso modo in cui sono presentati i grandi marchi ed appare ai visitatori come  un imponente scaffale nel quale è possibile scovare volumi introvabili, novità, ebook, audiolibri, fumetti, multimedia e libri sugli argomenti più disparati.
Il Salone nacque nel 1988 grazie ad un'idea di due torinesi, Angelo Pezzana, proprietario di una libreria, e Guido Accornero, un imprenditore, e proprio per questo motivo la fiera si tiene da sempre nel capoluogo piemontese. Il salone nel 1999 prese il nome di “Fiera del Libro” per poi chiamarsi, a partire dal 2001, “Fiera Internazionale del Libro”.
Ad inaugurare la prima edizione del Salone fu Josif Brodskij, poeta russo che vinse il premio Nobel nel 1987. Il programma culturale è affidato alla Fondazione per il Libro, la Musica e la Cultura. A partire dal 14 ottobre 2016 lo scrittore Nicola Lagioia è il presidente e responsabile del Salone.
Decine di migliaia di giovani appassionati di lettura lo visitano ogni anno e proprio a loro è dedicato il Bookstock Village, una grande arena realizzata dal Dipartimento Educazione del Castello di Rivoli.
La fiera propone un palinsesto ricco di presentazioni editoriali, convegni, laboratori gratuiti, giochi per formare i "lettori di domani" e un'area con libri speciali per bambini diversamente abili.
Il Salone ogni anno predispone inoltre uno spazio speciale dove si svolgono approfondimenti, spettacoli e mostre sulla cultura materiale e immateriale di un paese definito “ospite d'onore”: nel corso degli anni sono stati ospitati l'Olanda, la Svizzera, il Canada, la Grecia, il Brasile, il Portogallo, la Lituania e molti altri paesi.
Se il nostro articolo vi ha incuriosito e vorreste visitare il Salone Internazionale del Libro, l’appuntamento quest’anno è dal 18 al 22 maggio!
Arrivederci al prossimo articolo,




Sweet Marty e Ana la lettrice accanita

martedì 7 marzo 2017

Gli acquedotti romani

Salve a tutti cari lettori,
oggi vi parlerò della nostra capitale, Roma.
Non vi parlerò però della città che conosciamo oggi, con tutto quello smog e quel rumore, ma dell'Antica Roma ed in particolare mi concentrerò su un aspetto poco conosciuto: la sua complicata e sorprendente rete idrica, un'infrastruttura molto innovativa rispetto alle altre di quel tempo.
La nostra capitale in passato era infatti conosciuta anche come "La Città dell'Acqua" proprio per via della sua rete di acquedotti in grado di raggiungere tutto il popolo, infrastruttura che, insieme alla rete stradale, rivestì un ruolo fondamentale nel determinare le fortune dell'Impero romano.
Roma, fin dalle suo origini leggendarie, è infatti strettamente legata all'acqua.
Vitruvius, un architetto romano molto famoso, per selezionare la fonte migliore da sfruttare per l'approvvigionamento idrico della città fece bollire l'acqua di molti fiumi e ne analizzò la composizione individuando con questo stratagemma il fiume con l'acqua più pulita: proprio per questo motivo i Romani non utilizzavano l'acqua del fiume Tevere, ma quella delle sorgenti collinari, decisamente più pure.
Con il passare del tempo i Romani diventarono sempre più esperti nel costruire gli acquedotti arrivando a creare una rete di ben 416 km.
L'esperienza accumulata li portò addirittura a ideare delle vasche in grado di rallentare il corso dell'acqua così da permettere alle impurità presenti di adagiarsi sul fondo garantendo una migliore qualità dell'acqua.
La rete idrica dei Romani rimase insuperata per dimensioni e perizia tecnica per molti secoli e, tra l'indifferenza dei più, continua ancora oggi a svolgere egregiamente il suo compito: alcuni acquedotti di epoca romana sono infatti ancora oggi in funzione e alimentano monumenti conosciuti in tutto il mondo come vari edifici storici della capitale e la famosissima Fontana di Trevi!




Jack on the Net



martedì 14 febbraio 2017

Viaggio in Colombia!

Buongiorno, cari lettori,
come ogni anno, approfittando della sospensione della scuola nel periodo natalizio, ho trascorso qualche settimana in Colombia, paese d'origine di mia mamma, per ritrovare i parenti e ricaricarmi al calore del sole tropicale.
Consapevole della mia fortuna, quest'anno ho pensato di raccontarvi le esperienze che ho vissuto in questo paese ricco di tradizioni, colori e sapori.
Una delle visite che ho preferito è stata quella al Castello di San Felipe de Barajas,
una fortezza coloniale risalente al 1536 costruita per proteggere la città di Cartagena: è stato edificato sulla collina di San Làzaro per garantire la massima sicurezza e la sua realizzazione è durata per ben 121 anni!
Durante un'altra delle mie escursioni ho avuto il piacere di visitare La Islas del Rosario, un arcipelago di isole situato a 46 km a sud-ovest della costa caraibica di Cartagena de Indias facilmente raggiungibile in poco più di un’ora di barca attraversando l’omonima baia. Composto da 27 piccole isole di barriera corallina, questo arcipelago offre ai visitatori acqua cristallina e spiagge di sottilissima sabbia bianca. Le isole principali sono Isla Grande e Isla del Rosario, entrambe ricche di foreste di mangrovie, lagune e spiagge paradisiache.
Durante il mio soggiorno ho avuto inoltre la fortuna di visitare El Volcan del Totumo, un vulcano che si trova a soli 50 km da Cartagena, famoso e molto conosciuto per i bagni di fango, considerati benefici, che è possibile fare nel suo cratere ormai inattivo: la sua caldera, raggiungibile attraverso una struttura in legno, è alta appena 49 metri!
Spero che il mio articolo sia riuscito a far nascere in voi il desiderio di visitare un giorno la Colombia, paese al quale sono profondamente legato e che, sebbene lontano dai circuiti del turismo internazionale, offre città incantevoli, gente sorridente e spiagge lunghissime!




Gianluka con la kappa

martedì 24 gennaio 2017

Lo snowboard

Salve a tutti cari lettori,
sono Andrea e oggi sono qui per presentarvi uno sport sulla neve che sta riscuotendo sempre più successo: lo snowboard, una pratica sportiva che, prendendo ispirazione dal surf, ha portato la tavola, opportunamente adattata, sulle piste innevate.
Lo snurfer (una fusione tra la parola snow e surfer), costruito da Sherman Poppen per divertire i figli, viene considerato all'unanimità il primo snowboard moderno. L'intento iniziale di Sherman era quello di creare una versione casalinga del monosci, ma i figli iniziarono ad utilizzarlo trasversalmente dando così l'idea di surfisti sulla neve: l'inventore pensò quindi di adattarlo come un vero e proprio surf da onda aggiungendo dei bordi metallici per poi brevettare l'attrezzo col nome, appunto, di snurfer. Durante gli anni Settanta e Ottanta diversi progettisti rividero lo snurfer creando vari modelli. Alcune migliorie, come l'aggiunta di cinghie per i piedi e flex migliorati, resero gli snurfer più manovrabili, ma fu solo dopo anni di ricerche che la tavola diventò un vero e proprio attrezzo sportivo.

La tavola da snowboard viene oggi realizzata con materiali che consentono di modellarne la forma nei modi più disparati. La sua forma può infatti variare notevolmente in base all'utilizzo per cui essa viene progettata. Una tavola monodirezionale, per esempio, pensata con una punta e una coda, sarà simile a un grosso sci, con punta sollevata e coda pressoché piatta, mentre una tavola bidirezionale sarà assolutamente simmetrica anche lungo l'asse trasversale, rendendo indistinguibile la punta dalla coda.
Parliamo ora della parte divertente, la pratica: a questo proposito è doveroso sottolineare come l'approccio iniziale a questo sport presenta notevoli difficoltà in quanto lo snowboarding prevede molti movimenti che diventano naturali solo dopo molta pratica, pazienza e un numero infinito di cadute.
Proprio per questo motivo le persone che più trovano difficoltà nell'imparare a manovrare la tavola sono spesso gli sciatori provetti che si trovano a dover imparare movimenti del tutto differenti rispetto a quelli ai quali sono abituati scendendo dalle piste con gli sci ai piedi.
La prima cosa che si impara approcciandosi a questo sport è curvare: girando piedi, busto e spalle si passa da una lamina all'altra della tavola cambiandone così la base di appoggio.
Una volta appresi tutti i movimenti e aver sviluppato la necessaria confidenza con la tavola potrete finalmente dedicarvi alla specialità più spettacolare e divertente di questa disciplina: il freestyle, pratica che prevede numerose acrobazie e salti realizzati spesso in appositi parchi adattati con tubi, rampe e cunette.
Spero di avervi deliziato con questo articolo e che anche voi proviate ad affacciarvi nel mondo dello snowboard,
alla prossima!



Andrea lo sportivo

martedì 17 gennaio 2017

Quando lo shopping diventa malattia

Buongiorno cari lettori,
oggi, essendo grandi appassionate di moda, vogliamo presentarvi la cosiddetta "sindrome da shopping", una vera e propria malattia che si manifesta in maniera prevalente, sebbene non esclusiva, nel sesso femminile. Una delle caratteristiche della nostra società è infatti l'eccessivo consumismo e questa dinamica ha portato alcuni di noi a identificare il possesso di un prodotto con la felicità.
Un segnale di questa patologia è rappresentato dalla difficoltà di individuare il confine tra acquisto normale e acquisto compulsivo da parte delle persona interessate che in alcuni casi possono arrivare persino a manifestare vere e proprie crisi d'acquisto. Dato che comprare oggetti provoca loro un immediato senso di benessere che tende però a svanire in fretta e ad essere sostituito dal senso di colpa e dalla frustrazione, sentimenti che richiedono per essere sopiti altri acquisti, generando così un vortice vizioso, l'eccessiva presenza di immagini pubblicitarie presenti nella nostra società non fa altro che aggravare il problema.
Inoltre è spesso difficile distinguere l'acquisto patologico da quello normale sulla base di criteri quantitativi: lo shopping compulsivo non si differenzia infatti per la quantità di acquisti, ma piuttosto per la tendenza a comprare oggetti prettamente inutili e non indispensabili.
La scelta degli articoli da acquistare risponde a un bisogno di costruire la propria identità attraverso la propria immagine e proprio per questo le donne sembrano maggiormente propense a comprare strumenti di bellezza o capi di vestiario.
Per questa patologia sono state distinte tre principali fasi:


  1. nella prima fase si ha una sensazione di attrazione verso prodotti spesso pubblicizzati come un occasione da non lasciarsi sfuggire;
  2. la seconda fase è caratterizzata da un sentimento di benessere provocato dal possesso dei nuovi prodotti;
  3. la terza fase è caratterizzata dalla realizzazione dell'inutilità della spesa che porta ad un'amplificazione di tutte le emozioni negative con intensi sensi di colpa.


Questa sindrome, purtroppo sempre più diffusa, viene curata proibendo ai consumatori compulsivi di effettuare qualsiasi tipo di acquisto che non sia di genere primario.
Speriamo che l'articolo vi abbia incuriosito ed interessato.
Alla prossima!


Elisa l'esperta di moda e Fashion Giulia

martedì 29 novembre 2016

Quando ridere fa riflettere: una risata intelligente

Salve a tutti cari lettori,

oggi vi parlerò di un grande attore e regista, Charlie Chaplin.
Nato il 16 aprile 1889 nella periferia di Londra, Charlie ebbe un'infanzia tutt'altro che facile: suo padre, dedito al bere, e sua madre, una cantante in perenne difficoltà nel trovare lavoro, a causa dell'estrema povertà furono infatti costretti ad affidare lui e il fratello per due anni ad un orfanotrofio.
In seguito i suoi genitori si separarono e la madre iniziò a manifestare i sintomi di una brutta malattia mentale che la costrinse ad una serie di ricoveri ospedalieri inframezzati a faticosi ritorni sulle scene.
Nonostante un'infanzia tanto infelice, Charlie non smise però di sognare una vita dignitosa e di coltivare le sue aspirazioni artistiche: dotato di grande intelligenza e spirito di osservazione, sfruttò infatti le sue doti per cogliere aspetti della realtà oscuri agli altri e renderli loro evidenti attraverso un'arma potentissima, la risata, anche se forse sarebbe più corretto parlare di sorriso viste la delicatezza e la sensibilità che ha dimostrato lungo tutta la sua carriera, iniziata all'epoca del cinema muto e terminata nell'età d'oro del cinema.
Pensare a Chaplin come a un regista e attore comico non solo è riduttivo, ma addirittura sbagliato: se si guardano i suoi film ad un livello più profondo, senza fermarsi alla risata facile, risulta infatti evidente come ogni scena comica nasconda in realtà una critica o una riflessione su quanto rappresentato.
Solo per citare le scene più famose, la scena del film "Tempi moderni" in cui Chaplin viene catturato dagli ingranaggi è ad esempio una feroce critica al taylorismo e alla catena di montaggio in grado di imprigionare l'operaio e ridurlo a semplice ingranaggio del nuovo sistema di produzione, mentre il balletto con il mappamondo che Chaplin compie nel film "Il dittatore" vuole rendere evidente come Hitler, scatenando a Seconda guerra mondiale, abbia giocato con il destino del mondo.
Invito dunque tutti i mie compagni, soprattutto quelli della classe terza che in questo periodo stanno studiando proprio il periodo storico in cui Chaplin visse e ambientò molte delle sue opere, a rivedere i suoi film e, tra una risata e l'altra, a provare a individuare tutti i temi e gli argomenti che, trattati da lui con apparente leggerezza, ritornano anche nei nostri libri di scuola e nelle spiegazioni dei nostri professori.
A presto!


Jack on the Net