martedì 7 marzo 2017

Gli acquedotti romani

Salve a tutti cari lettori,
oggi vi parlerò della nostra capitale, Roma.
Non vi parlerò però della città che conosciamo oggi, con tutto quello smog e quel rumore, ma dell'Antica Roma ed in particolare mi concentrerò su un aspetto poco conosciuto: la sua complicata e sorprendente rete idrica, un'infrastruttura molto innovativa rispetto alle altre di quel tempo.
La nostra capitale in passato era infatti conosciuta anche come "La Città dell'Acqua" proprio per via della sua rete di acquedotti in grado di raggiungere tutto il popolo, infrastruttura che, insieme alla rete stradale, rivestì un ruolo fondamentale nel determinare le fortune dell'Impero romano.
Roma, fin dalle suo origini leggendarie, è infatti strettamente legata all'acqua.
Vitruvius, un architetto romano molto famoso, per selezionare la fonte migliore da sfruttare per l'approvvigionamento idrico della città fece bollire l'acqua di molti fiumi e ne analizzò la composizione individuando con questo stratagemma il fiume con l'acqua più pulita: proprio per questo motivo i Romani non utilizzavano l'acqua del fiume Tevere, ma quella delle sorgenti collinari, decisamente più pure.
Con il passare del tempo i Romani diventarono sempre più esperti nel costruire gli acquedotti arrivando a creare una rete di ben 416 km.
L'esperienza accumulata li portò addirittura a ideare delle vasche in grado di rallentare il corso dell'acqua così da permettere alle impurità presenti di adagiarsi sul fondo garantendo una migliore qualità dell'acqua.
La rete idrica dei Romani rimase insuperata per dimensioni e perizia tecnica per molti secoli e, tra l'indifferenza dei più, continua ancora oggi a svolgere egregiamente il suo compito: alcuni acquedotti di epoca romana sono infatti ancora oggi in funzione e alimentano monumenti conosciuti in tutto il mondo come vari edifici storici della capitale e la famosissima Fontana di Trevi!




Jack on the Net



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