mercoledì 29 maggio 2013

Spettacolo di fine anno

La Redazione invita tutti i naviganti ad abbandonare momentaneamente la Rete per partecipare numerosi allo spettacolo di fine anno che avrà luogo presso il Teatro Filodrammatici di Treviglio venerdì 31 a partire dalle ore 20.45.
Nell'occasione i diversi laboratori presenteranno il lavoro svolto nel corso del Secondo Quadrimestre allorchè protagonisti saranno stati il fiume e i bambini che non volevano crescere...

lunedì 27 maggio 2013

Fiumi di guerra


Dopo lo svago dei fiumi artificiali dei parchi acquatici, la tragedia di alcuni fiumi naturali in tempo di guerra.
Isonzo, Tagliamento e Piave sono tre fiumi tra i principali “protagonisti” della storia italiana sul fronte nord-orientale in occasione della Grande Guerra del ’15-’18.
Nella storia militare d’Italia l’Isonzo è ricordato soprattutto perché lungo il suo corso, tra il maggio 1915 e l’ottobre 1917, si svolsero 12 grandi battaglie contro l’esercito austroungarico.
Le prime quattro battaglie si svolsero nel 1915 ed ebbero carattere di guerra di posizione. Nel 1916, quando si profilò la minaccia sul Trentino, vi fu la quinta battaglia (11-19 marzo), in cui l’offensiva italiana venne respinta. L’attacco del 6-17 agosto (6ª battaglia) portò alla conquista di Gorizia. Le successive tre battaglie rientrarono nella fase della guerra di logoramento. Con l’11ª battaglia (17 agosto-15 settembre) l’esercito italiano realizzò una penetrazione di 10 km nelle linee di difesa nemica, ma ciò comportò numerose perdite. La 12a e ultima battaglia, meglio nota come battaglia di Caporetto, iniziò il 24 ottobre: dopo un bombardamento di artiglieria durato sei ore, l’attacco austro-germanico penetrò subito in profondità.
Il 26 ottobre 1917 il generale Cadorna ordinò alle truppe italiane il ripiegamento sulla destra del Tagliamento e la costituzione di un corpo d’armata speciale come estremo tentativo di tenere la linea fluviale. Gli austro-tedeschi, per evitare a quel punto che gli italiani si rafforzassero, attaccarono e riuscirono a forzare il passaggio del fiume a Corino e a valle di Pinzano, compromettendo tutto il settore difensivo dell’intera linea del fiume. Cadorna allora dispose che le truppe ripiegassero immediatamente al piano, mentre il 4 novembre ordinò a tutte le colonne in ritirata di raggiungere il Piave.
Ques’ultimo è noto come il "Fiume Sacro alla Patria" in memoria dei combattimenti di cui fu teatro all’epoca appunto della Prima Guerra Mondiale.
La parte meridionale del corso del fiume divenne infatti una linea strategica fondamentale contro l’avanzata austro-tedesca a partire dal novembre 1917, in corrispondenza della ritirata avvenuta in seguito alla disfatta di Caporetto.
Le battaglie del Piave in totale furono 3: la prima combattuta in due differenti fasi (10-26 novembre e 4-25 dicembre 1917), la seconda avvenuta tra il 15 e il 23 giuno 1918 e la terza (24 ottobre-3 novembre 1918) che segnò la conclusione delle operazioni belliche sul fronte italiano nella Prima Guerra Mondiale. Il successo nella battaglia di Vittorio Veneto permise a un certo punto a tutte le truppe italiane di transitare sulla sinistra del Piave, riuscendo così a raggiungere Trento il 3 novembre e lo stesso giorno, via mare, anche Trieste, quando già gli austriaci avevano chiesto l’armistizio.
Per celebrare l’evento venne anche scritta una famosa canzone divenuta ormai patromionio del repertorio nazional-popolare e ancora intonata con orgoglio dagli Alpini, La canzone del Piave:

Il Piave mormorava calmo e placido al passaggio
dei primi fanti il ventiquattro maggio;
l'esercito marciava per raggiunger la frontiera
per far contro il nemico una barriera!
Muti passaron quella notte i fanti,
tacere bisognava e andare avanti.
S'udiva intanto dalle amate sponde
sommesso e lieve il tripudiar de l'onde.
Era un presagio dolce e lusinghiero.
il Piave mormorò: "Non passa lo straniero!
(...)”.

Giochi acquatici


L'acqua può anche essere fonte di svago e divertimento.
A partire dalli anni Ottanta sono stati infatti creati luoghi specifici in cui "giocare" con l'acqua.
Il parco acquatico (in inglese aquapark) rientra nella categoria dei parchi di divertimento, rispetto a quelli tematici, si presenta di dimensioni molto più contenute e presenta costi di realizzazione e gestione nettamente inferiori.


Generalmente è una struttura all'aperto, ma è sempre più frequente la costruzione di grandi strutture al coperto. Si può descrivere come un'area dotata di molte piscine di dimensioni differenti in cui approdano spesso percorsi di acquascivoli. Possono essere presenti anche fiumi e lagune artificiali. Tutta la struttura è fornita di spogliatoi, servizi igienici e solitamente anche ristoranti.
Di norma gli aquapark sorgono nelle zone ad alta densità turistica estiva, ma si stanno diffondendo anche nelle zone che tradizionalmente non lo sono, rivelandosi adatti anche allo svago estivo urbano.

Le attrazioni classiche di un parco acquatico sono:
- gli acquascivoli: si presentano in moltissime forme e variazioni: generalmente in vetroresina, può essere aperto (sezione ad U), tubolare e quindi chiuso, a grande sezione o come pista adagiata sul terreno. In un aquapark di norma si trovano molti acquascivoli, che però si differenziano per velocità, spettacolarità e tipologia del percorso: questo può essere molto curvo, sinusoidale, ad elica, intrecciato, alla luce o al buio (black hole), fortemente in discesa (kamikaze) o sezione molto larga in modo da permettere la discesa di due o più persone a bordo di gommoncini;
- la piscina a onde: è una piscina la cui sezione orizzontale parte da quota zero ed arriva a -2 metri, in modo da emulare una generica riva di una spiaggia marina grazie a un sistema di pompaggio con cui vengono generate onde artificiali che possono raggiungere anche notevoli altezze.

 
Giorgia Fugazzola, Beatrice Carminati

venerdì 24 maggio 2013

Fiumi mitici


Anche nel campo della mitologia i fiumi sono stati protagonisti di numerosi racconti e leggende. Tra queste di sicuro il mito più celebre è quello legato alla figura di Narciso. Egli era un bellissimo ragazzo che disdegnava però l'interesse di chiunque lo amasse. È il caso della povera Eco che, ignorata dal giovane, si consumò fino a ridursi a una flebile voce.

Proprio a causa di questo suo atteggiamento, Narciso venne punito dagli dei: un giorno, specchiatosi nelle acque di un fiume, si innamorò della sta stessa immagine fino ad annegare nelle profondità del fiume stesso.

 

Altro corso d'acqua mitologico è l'Acheronte: figlio di Helios e Gea, fu tramutato da Zeus in fiume di acqua amara come punizione per aver "dissetato" i Titani che s'erano ribellati al volere divino, cercando di scalare l'Olimpo. È il fiume attraversato dalle anime dei defunti per raggiungere l'Ade, come ben ci ricorda anche Dante con i versi dedicati a Caronte, il traghettatore infernale. 



C'è poi lo Stige, altro fiume infernale, famoso anche per la palude (la Stigia) che a un certo punto rendeva difficoltoso l’accesso al Regno dei Morti. Gli dei lo chiamavano a testimone nei loro giuramenti, ma lo temevano allo stesso tempo. Se un dio era sospettato di mentire, Zeus prendeva una brocca di acqua di questo fiume e gliela faceva bere. Se Stige scopriva che aveva mentito, il dio passava un anno in coma e nove anni lontano dagli altri dei. Le sue acque avevano anche il potere di dare l’immortalità; secondo il mito, infatti, è qui che la dea Teti immerse il figlio neonato Achille per renderlo pari agli dei, tenendolo però per il tallone che non fu quindi toccato dall'acqua, rendendolo vulnerabile.


E infine, sempre tra i corsi d'acqua dell'Aldilà, ricordiamo il fiume Lete: mitica acqua corrente della «dimenticanza» nell’Oltretomba a cui dovevano abbeverarsi le anime per scordare appunto le vicende passate.

Marghetira Radaelli, Mirea Elia

Acqua "motore" del progresso



Cari lettori,


             oggi volevamo parlarvi dei fiumi come “motori” del progresso.

Gli antichi greci e romani furono le prime civiltà ad utilizzare la potenza dell'acqua, più precisamente dell' energia cinetica prodotta dal liquido per azionare semplici mulini ad acqua per macinare il grano.

Si deve aspettare il Basso Medioevo per la ruota idraulica, definibile come un mulino senza pale che ruotava su un punto fisso per azione della forza esercitata dall'acqua stessa.



Un progresso tecnico di enormi proporzioni si è verificato alla fine dell'Ottocento, all'epoca della Seconda Rivoluzione Industriale, in seguito all'evoluzione della ruota idraulica in turbina, una macchina motrice costruita da una ruota a pale imperniata.

L'energia idroelettrica viene in seguito ricavata dal corso di fiumi e di laghi grazie alla creazione di dighe e di condotte forzate. Esistono vari tipi di diga: nelle centrali a salto si sfruttano grandi altezze di caduta disponibili nelle regioni montane; nelle centrali ad acqua fluente si utilizzano invece grandi masse di acqua fluviale che superano piccoli dislivelli. Per far questo però il fiume deve avere una portata considerevole e un regime costante. L'energia cinetica viene poi trasformata attraverso il generatore elettrico , grazie al fenomeno dell'induzione elettromagnatica, in energia elettrica.

Nelle centrali idroelettriche di pompaggio l'acqua viene pompata nei serbatoi a monte sfruttando l'energia prodotta e non richiesta durante la notte, cosicché di giorno, quando la richiesta di energia elettrica è maggiore, si può disporre di ulteriori masse d'acqua da cui produrre energia.

La centrale idroelettrica di Trezzo sull'Adda


Nel corso del Novecento l’acqua ha perso progressivamente valore come “motore” industriale in quanto via via sostituita da altre risorse come il petrolio.

Tuttavia ancora oggi, in alcune parti del mondo, essa costituisce un’importantissima risorsa per le economie di quei Paesi privi di altre materie prime nel sottosuolo.    



Nicholas Bonizzoni, Beatrice Carminati

martedì 21 maggio 2013

Sfide storiche sull'acqua


Abbiamo parlato in precedenza del ruolo dellacqua in alcune importanti discipline sportive praticate a livello olimpico.
In alcuni casi lacqua dei fiumi fa da scenario a storiche sfide agonistiche che ogni anno rinnovano in occasioni particolari lantica rivalità fra gli avversari.


È il caso della gara di canottaggio (boat race) tra le università di Oxford e Cambrige che si svolse per la prima volta nelle acque del Tamigi il 12 marzo 1829. Allora fu Cambridge a lanciare la sfida ad Oxford. Quella gara, secondo le cronache, fu interrotta subito dopo una prima falsa partenza; al secondo via Oxford si pose immediatamente al comando della regata (una competizione tra imbarcazioni che consiste nel completare, una o più volte, un percorso prestabilito), che andò poi a vincere.
Levento si rivelò un tale successo che dopo la prima edizione la boat race venne trasferita a Londra, con partenza dal ponte di Westminster ed arrivo a quello di Putney.
In quegli anni la gara si svolgeva frequentemente.
A partire dal 1856 la competizione iniziò a ripetersi con cadenza annuale. Nacque così la tradizione giunta fino ai giorni nostri: il perdente, puntualmente, agli inizi del nuovo anno rilancia la sfida per ottenere la rivincita nel corso del mese di marzo o al massimo al principio di quello di aprile.
Tra gli aneddoti storici si ricorda che la barca dei light blues (Cambridge) affondò nel 1859 e quella dei dark blues (Oxford) nel 1925.
Nel 1981, per la prima volta nella storia della prestigiosa competizione, prese parte alla stessa una donna, Sue Brown, che nel ruolo di timoniera condusse Oxford alla vittoria anche lanno successivo.
La gara, naturalmente, si volge ancora tuttoggi con un tempo medio di percorrenza pari a 20 minuti (il record è attualmente detenuto dai light blues).
Poche settimana fa è stata la squadra di canoisti di Oxford a passare per prima il traguardo, portando così il totale delle proprie vittorie a 77 contro le 81 di Cambridge, a cui non ci rimane che augurare... in bocca al lupo per il prossimo anno!


Lorenzo Cavedini, Elena Codecasa

domenica 19 maggio 2013

Il fiume tra le pagine della letteratura



I fiumi sono stati spesso "protagonisti" anche di importanti pagine della letteratura mondiale.
Più che protagonisti, hanno fatto da scenario alla trama di grandi opere come Le avventure di 
Tom Sawyer di Mark Twain  o Il mulino del Po di Riccardo Bacchelli. 
Di sicuro un romanzo in cui il fiume diventa spesso partecipe delle delle vicende di personaggi 
sono I Promessi Sposi di Alessandro Manzoni. 


Lorenzo Tramaglino, detto Renzo, è il protagonista indiscusso del capitolo VXII: sta scappando 
da Milano (dove si era trasferito da Lecco per sfuggire alle grinfie di don Rodrigo che gli voleva 
portare via l’amata Lucia) perché la polizia della città l'ha scambiato per uno dei capi della
rivolta scoppiata a seguito dell'aumento del prezzo del pane: “Chi sa quanti birri in campo per 
dargli la caccia! Quali ordini erano stati spediti di frugar ne’ paesi, nell’osterie, per le strade!”.
Dopo essere stato arrestato e dopo esser riuscito a liberarsi delle guardie, il promesso 
sposo abbandona la città diretto verso i confini che lo dividono dalla salvezza. Si muove dunque
in direzione di Bergamo visto che allora il nostro capoluogo si trovava all'interno della 
repubblica di Venezia: “Verso Milano non vo di certo; l’Adda ha buona voce; e, quando le sarò 
vicino non ho più bisogno di chi me l’insegni. Se qualche barca c’è, da poter passare, passo 
subito, altrimenti mi fermerò fino alla mattina, in un campo, sur una pianta, come le passere: 
meglio su una pianta che in prigione.”.
Dopo le precedenti brutte esperienze nel corso della fuga (le dicerie sentite sul suo conto quando
si era fermato in un’osteria a Gorgonzola per un po’ di cibo e riposo), Renzo cerca con 
circospezione un posto dove passare la notte: “Quando s’abbatteva a passare per qualche 
paese, andava adagio adagio, guardando però se ci fosse ancora qualche uscio aperto; ma 
non vide mai altro segno di gente desta, che qualche lumicino trasparente da qualche 
impannata. Nella strada fuor dell’abitato, si soffermava ogni tanto; stava in orecchi, per vedere 
se sentiva quella benedetta voce dell’Adda; ma invano. Altre voci non sentiva, che un mugolio
di cani, che veniva da qualche cascina isolata, vagando per l’aria, lamentevole 
insieme e minaccioso”.
Quindi, dopo essersi addentrato in un bosco non senza qualche timore e spavento, il giovane vince tutte le paure grazie a un suono familiare avvertito in lontananza: “E stando così fermo, sospeso il fruscio de’ piedi nel fogliame, tutto tacendo d’intorno a lui, cominciò a sentire un rumore, un mormorio, un mormorio d’acqua corrente. Sta in orecchi; n’è certo; esclama: «E’ l’Adda!» Fu il ritrovamento d’un amico, d’un fratello, d’un salvatore”.

martedì 14 maggio 2013

Acqua bene prezioso


L’acqua è un composto chimico di formula molecolare H20 in cui i due atomi di idrogeno sono legati all’atomo di ossigeno. In natura si presenta come un liquido incolore e insapore e si può trovare anche nello stato di ghiaccio e in quello di vapor acqueo.



L’acqua è il costituente fondamentale di tutti gli esseri viventi ed è presente nell’organismo umano adulto con un valore pari al 60% circa del peso corporeo.

Essa è indispensabile poiché rappresenta il mezzo attraverso il quale si svolgono le funzioni metaboliche come i processi digestivi e il trasporto delle sostanze nutritive; inoltre regola la temperatura corporea mediante il meccanismo della sudorazione.

L’acqua non è un elemento presente solo negli organismi: sulla Terra essa copre il 70,8% della superficie totale.

Tuttavia una risorsa così importante risulta oggi più che mai in pericolo a causa di inquinamento e sprechi.

Le cause principali dell’inquinamento dell’acqua, ossia dell’alterazione dell’ecosistema idrico, sono date da numerosi fattori. Uno di questi è rappresentato dagli scarichi delle attività industriali (industrie chimiche, cartiere, caseifici) che quotidianamente rilasciano nei corsi d’acqua sostanze inquinanti in quantità elevate. A essi si aggiungono gli scarichi delle abitazioni in cui noi stessi viviamo o degli uffici in cui lavoriamo. Non dimentichiamo inoltre l’utilizzo eccessivo di fertilizzanti e pesticidi in agricoltura o ancora il petrolio che galleggia nei mari per decenni in seguito alla sua fuoriuscita dallo scafo delle petroliere.

Alla luce di questi dati sarebbe necessario che tutti noi ci impegnassimo con piccoli accorgimenti quotidiani volti a non “sprecare” questo bene essenziale; così come dovremmo riflettere sulla condizione di coloro che, vivendo nei paesi del Terzo Mondo, non hanno affatto l’acqua e muoiono tutti i giorni per la sua carenza.


Alemayehu Bonalumi

Sport acquatici


Visto che molti degli studenti dell'Istituto Facchetti praticano sport, abbiamo deciso di parlare degli sport praticati in quell’elemento particolare che è l’acqua.      

                                                                    
Il termine “sport acquatici” non viene solo utilizzato per indicare gli sport praticati in piscina, ma anche per quelli cosiddetti remieri e nautici che vedono come contesto mari e oceani.
Si tratta nel complesso di discipline che vengono esercitate sotto la calura del sole estivo.
Anzitutto per quel che riguarda gli sport praticati in piscina si ricorda il nuoto in tutte le sue varianti in termini di stile e distanza. 


Ci sono poi la pallanuoto (water polo in inglese), sport di squadra nato nel XIX secolo in Inghilterra e in Scozia), e il tuffo, sport che consiste nel saltare in acqua lanciandosi da un trampolino o da una piattaforma posta ad una certa altezza sopra una piscina eseguendo una serie di acrobazie prima di raggiungere l'acqua. 


C'é anche il nuoto sincronizzato, che è un tipo di “ginnastica artistica” in acqua, in cui le atlete tendono a realizzare coreografie a ritmo di musica.


Per sport remieri intendiamo le attività sportive che consistono nel muovere una barca con i remi (canottaggio, dragonboat, canoa, canoa discesa) e per sport nautici intendiamo le attività che consistono nel muovere la barca senza i remi ma grazie alla forze del vento e delle onde (vela, windsurf, surf, sci nautico, wakeboard, kitesurfing).


Nel nostro paese gli sport acquatici maggiormente praticati sono il nuoto e la pallanuoto; invece gli altri sport sono maggiormente praticati nei paesi a temperatura costantemente calda.
  
Lorenzo Cavedini, Elena Codecasa

martedì 7 maggio 2013

Acqua Sacra


Cari navigatori,

                      
             abbiamo ormai capito l’importanza  dell’acqua sotto numerosi punti di vista: biologico per la sopravvivenza, geografico per l’equilibrio degli ecosistemi, commerciale per il trasporto di persone e merci, storico in quanto confine naturale o scenario di battaglie.

In questo post vogliamo parlarvi dell’importanza dell’acqua dal punto di vista religioso.

Quasi tutte le religioni del pianeta hanno infatti a che fare con l’acqua e tutte associano all’acqua un significato di purificazione.  

Nel Cristianesimo, ad esempio, l’acqua compare sin dal sacramento del Battesimo, dal momento che il bambino viene bagnato sulla testa con l’acqua che in precedenza il prete aveva benedetto e viene così accolto ufficialmente nella comunità dei fedeli.

L’Islamismo è invece convito che l’acqua sia fonte di vita e si dice che è proprio con l’acqua che Allah ha creato l’uomo.

Nel più antico dei monoteismi, vale a dire l’Ebraismo, si afferma che “Ein maim el ha Toràh”: “Non c’è acqua che non sia Toràh”, dove la Toràh è la pergamena contenente la parola di Dio.

Anche per le religioni orientali (Buddhismo, Induismo, Confucianesimo) l’acqua ha un valore di pulizia interiore e liberazione.

Ci sono poi dei fiumi che in giro per il mondo svolgono tutt’oggi un importante funzione sacra.

Si pensi al Giordano in Palestina per il Cristianesimo, dove Gesù all’età di 30 anni ricevette il Battesimo dalle mani di Giovanni il Battista, o al Gange per il credo induista, nelle cui acque ogni anno milioni di fedeli si immergono nella speranza di guarire dai dolori del fisico e dell’anima.    

Matteo Forcati, Nicholas Bonizzoni