mercoledì 14 novembre 2012

Intervista a un Padre della Patria


 ELENA: In occasione della Festa dell’Unità Nazionale celebrata lo scorso 4 novembre abbiamo deciso di invitare in redazione uno dei Padri fondatori del nostro Paese: Giuseppe Garibaldi.
GARIBALDI: Salve a tutti!
LEONARDO: Beppe… possiamo chiamarla Beppe, vero? Siamo così abituati a leggere il suo nome ovunque (strade, piazze, monumenti) che ci sembra di conoscerla da una vita. Comunque, ci racconti un po’ di lei.
GARIBALDI: Sono nato nel 1807 a Nizza in Italia (vi ricordo infatti che all’epoca Nizza apparteneva al Regno di Sardegna), ma dopo un’insurrezione fallita in gioventù dovetti fuggire per rifugiarmi in Sudamerica.
ELENA: E cosa combinò dall’altra parte dell’Atlantico?
GARIBALDI: Mi battei a fianco di coloro che volevano ottenere l’indipendenza dai colonizzatori europei e lì imparai la tecnica della guerriglia.
LEONARDO: Vale a dire?
GARIBALDI: Vale a dire la lotta di piccole unità armate contro un nemico potenzialmente più forte ma messo in difficoltà da attacchi ripetuti e snervanti.
ELENA: Quindi, dopo aver concluso quell’esperienza e essersi guadagnato sul campo il titolo di “Eroe dei due mondi”, il ritorno in Italia per unificare il nostro Paese ancora diviso. Quali altri protagonisti l’hanno accompagnata nell’impresa?
GARIBALDI: I protagonisti che mi hanno accompagnato nel processo di unificazione italiana furono il liberale Camillo Benso conte di Cavour e il democratico Giuseppe Mazzini. Il primo era un abile politico capace di stringere accordi e alleanze, il secondo un pensatore che puntava alla rivolta delle masse.
LEONARDO: E lei, invece, che idea sosteneva?
GARIBALDI: Io, come Mazzini, sostenevo e sostengo anche oggi l’idea democratica, vale a dire: tutto il potere al popolo!
ELENA: Il suo contributo all’unificazione partì dall’Italia del Sud. Ce ne può parlare?
GARIBALDI: Dopo aver capito che il governo piemontese non avrebbe ostacolato il mio progetto, il 6 maggio 1860 decisi di partire: mi imbarcai a Quarto nei pressi di Genova e mi diressi verso sud. Lungo la traversata io e i miei 1070 volontari ci dovemmo fermare a Talamone in Toscana per impadronirci di un  maggior numero di armi. Da lì riprendemmo a navigare verso Marsala in Sicilia per affrontare l’esercito borbonico. Fu in quel momento che iniziò la nostra impresa.
Battaglia dopo battaglia ci avvicinevamo a Palermo e alla fine riuscimmo a liberare l'isola. Quindi, superato lo stretto di Messina, sbarcammo in Calabria. Da quel punto risalimmo lo Stivale fino a Teano, dove il 26 ottobre 1860 incontrai il re di Sardegna Vittorio Emanuele II e gli cedetti le regioni appena conquistate.
ELENA: Un’impresa davvero eccezionale…
GARIBALDI: Già, pensi che gli storici l’hanno ribattezzata LA SPEDIZIONE DEI MILLE.
LEONARDO: Perché un repubblicano come lei cedette i territori conquistati a un  monarchico come Vittorio Emanuele II?
GARIBALDI: Lo feci perché l’obiettivo comune era quello di raggiungere l’UNITÀ D’ITALIA, e il re di Sardegna in quel momento era la persona con maggiori possibilità di farlo.
ELENA e LEONARDO: Bene, il tempo a nostra disposizione è finito. Grazie di questa sapida intervista e grazie per aver contribuito a renderci tutti ITALIANI!
GARIBALDI: Grazie a voi per avermi ascoltato e… mi raccomando la cura del Paese che vi ho lasciato in eredità!

Elena Codecasa, Leonardo Magni

2 commenti:

  1. OTTIMO ARTICOLO !!!
    chiedo però un'articolo sui cani,sempre dagli stessi autori di questo articolo.
    NE SAREI VERAMENTE GRATO !!!!!



    VASHA ANDREA

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  2. mi piace molto questo articolo perchè l'idea di far finta di essere persone molto importanti è un idea molto carina

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