ELENA: In occasione della Festa dell’Unità Nazionale
celebrata lo scorso 4 novembre abbiamo deciso di invitare in redazione uno dei Padri
fondatori del nostro Paese: Giuseppe Garibaldi.
GARIBALDI: Salve a tutti!
LEONARDO: Beppe… possiamo chiamarla Beppe, vero? Siamo così
abituati a leggere il suo nome ovunque (strade, piazze, monumenti) che ci
sembra di conoscerla da una vita. Comunque, ci racconti un po’ di lei.
GARIBALDI: Sono nato nel 1807 a Nizza in Italia (vi ricordo
infatti che all’epoca Nizza apparteneva al Regno di Sardegna), ma dopo
un’insurrezione fallita in gioventù dovetti fuggire per rifugiarmi in
Sudamerica.
ELENA: E cosa combinò dall’altra parte dell’Atlantico?
GARIBALDI: Mi battei a fianco di coloro che volevano ottenere
l’indipendenza dai colonizzatori europei e lì imparai la tecnica della
guerriglia.
LEONARDO: Vale a dire?
GARIBALDI: Vale a dire la lotta di piccole unità armate contro
un nemico potenzialmente più forte ma messo in difficoltà da attacchi ripetuti e
snervanti.
ELENA: Quindi, dopo aver concluso quell’esperienza e
essersi guadagnato sul campo il titolo di “Eroe dei due mondi”, il ritorno in
Italia per unificare il nostro Paese ancora diviso. Quali altri protagonisti
l’hanno accompagnata nell’impresa?
GARIBALDI: I protagonisti che mi hanno accompagnato nel
processo di unificazione italiana furono il liberale Camillo Benso conte di
Cavour e il democratico Giuseppe Mazzini. Il primo era un abile politico capace
di stringere accordi e alleanze, il secondo un pensatore che puntava alla
rivolta delle masse.
LEONARDO: E lei, invece, che idea sosteneva?
GARIBALDI: Io, come Mazzini, sostenevo e sostengo anche oggi
l’idea democratica, vale a dire: tutto il potere al popolo!
ELENA: Il suo contributo all’unificazione partì dall’Italia
del Sud. Ce ne può parlare?
GARIBALDI: Dopo aver capito che il governo piemontese non avrebbe
ostacolato il mio progetto, il 6 maggio 1860 decisi di partire: mi imbarcai a
Quarto nei pressi di Genova e mi diressi verso sud. Lungo la traversata io e i
miei 1070 volontari ci dovemmo fermare a Talamone in Toscana per impadronirci
di un maggior numero di armi. Da lì riprendemmo
a navigare verso Marsala in Sicilia per affrontare l’esercito borbonico. Fu in
quel momento che iniziò la nostra impresa.
Battaglia dopo battaglia ci avvicinevamo a Palermo e alla fine riuscimmo a liberare l'isola. Quindi, superato lo
stretto di Messina, sbarcammo in Calabria. Da quel punto risalimmo lo Stivale
fino a Teano, dove il 26 ottobre 1860 incontrai il re di Sardegna Vittorio
Emanuele II e gli cedetti le regioni appena conquistate.
ELENA: Un’impresa davvero eccezionale…
GARIBALDI: Già, pensi che gli storici l’hanno ribattezzata LA SPEDIZIONE DEI MILLE.
LEONARDO: Perché un repubblicano come lei cedette i territori
conquistati a un monarchico come Vittorio
Emanuele II?
GARIBALDI: Lo feci perché l’obiettivo comune era quello di
raggiungere l’UNITÀ D’ITALIA, e il
re di Sardegna in quel momento era la persona con maggiori possibilità di farlo.
ELENA e LEONARDO: Bene,
il tempo a nostra disposizione è finito. Grazie di questa sapida intervista e
grazie per aver contribuito a renderci tutti ITALIANI!
GARIBALDI: Grazie
a voi per avermi ascoltato e… mi raccomando la cura del Paese che vi ho
lasciato in eredità!
Elena Codecasa, Leonardo Magni
OTTIMO ARTICOLO !!!
RispondiEliminachiedo però un'articolo sui cani,sempre dagli stessi autori di questo articolo.
NE SAREI VERAMENTE GRATO !!!!!
VASHA ANDREA
mi piace molto questo articolo perchè l'idea di far finta di essere persone molto importanti è un idea molto carina
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