martedì 16 aprile 2013

Spotted!


La parola spotted, che in inglese significa “avvistato”, si riferisce a una nuova moda giovanile, nata nelle università inglesi e diffusa da circa due anni anche nel resto d’Europa. Recentemente il fenomeno ha “colpito” pure l’Italia.
Ma in che cosa consiste questo nuovo social network e quale è il motivo di questo incredibile successo?
Le pagine “spotted” sono semplicemente pagine relative al mondo della scuola oppure di luoghi frequentati regolarmente dai giovani (locali, palestre, discoteche) sulle quali coloro che frequentano fisicamente quei luoghi possono dichiarare il proprio amore, esprimere antipatia, scrivere apprezzamenti o qualsiasi altra cosa su gente dello stesso “ambiente”.
Il “bello” del gioco è che l’autore del messaggio ricorre al misterioso creatore e gestore della pagina web e rimane quindi del tutto anonimo. Tutto ciò renda la cosa più intrigante ma pericolosa allo stesso tempo.
Quando è comparso per la prima volta il così detto “spotted”?
Per rispondere a questa domanda dobbiamo risalire alla primavera del 2010, quando uno studente d’informatica  della UCL (University College of London) di nome Rich Martell decide di creare un sito dove  lui e alcuni amici pubblicavano dei  commenti a proposito delle ragazze avvistate in biblioteca. Il sito si chiamava FitFinder.
Nonostante varie polemiche la pagina web conobbe nel giro di poco tempo un gran successo: in meno di due mesi si diffuse e riuscì a coinvolgere 52 diverse università britanniche e oltre 200 mila utenti, per un totale di 5 milioni di pagine visualizzate.
Quali sono le cause di questo fenomeno?
Come accennato in precedenza, questa tendenza on line ha portato  anche a situazioni negative: ogni tanto capita che qualcuno approfitti dell’anonimo e faccia dei commenti offensivi o addirittura razzisti dettati dall’odio o per stupido divertimento; insomma, veri e propri atti di bullismo.
Per questa ragione il fenomeno ha cominciato a suscitare la reazione di adulti (polizia, presidi, genitori) che hanno la responsabilità di proteggere il buon nome del luogo “spottato” e tutelare coloro che potrebbero risultare offesi da alcune di queste dichiarazioni anonime.

Alemayehu Bonalumi

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