Per
molti anni il cavallo è stato compagno di avventure dell'uomo, non
solo nei lavori e nei trasporti ma, purtroppo, anche in occasione di
battaglie e guerre.
I
cavalli nelle guerre sono sempre stati un'"arma"
importante: fin dall'antichità sono stati usati per portare re,
eroi, semplici soldati, messaggeri, mezzi e armi.
Nel
campo del mito si ricorda ad esempio il leggendario cavallo alato di
Perseo, Pegaso, nato dal terreno su cui era caduto il sangue della
Medusa a cui l'eroe aveva appena tagliato la testa.
Nel
campo della storia basti pensare ad Alessandro Magno e
all'inseparabile Bucefalo, con cui aveva attraversato miglia e miglia
in direzione dell'Oriente.
Oppure
si pensi al celebre dipinto che rappresenta Napoleone saldamente in
sella a un cavallo bianco poco prima di attraversare le Alpi e
scendere in Italia.
Il
cavallo in guerra è stato utilizzato fino a non molto tempo fa,
prima dell'avvento dei mezzi meccanici (carri armati, autoblindati,
jeep), quando ogni esercito prevedeva un apposito reparto detto
CAVALLERIA. Ancora oggi nella lingua italiana, nel momento in cui
interviene all'improvviso qualcuno in aiuto di qualcun altro in
difficoltà, si ricorre all'espressione “È arrivata la
cavalleria!”.
Proprio
per questi motivi il famoso regista Steven Spielberg ha voluto
recentemente riprodurre in un film il ruolo e l'utilità del cavallo
nelle battaglie.
Infatti
il film War Horse racconta del cavallo del protagonista, un
giovane contadino di nome Albert, che, allo scoppio della Prima
Guerra Mondiale, viene venduto all'esercito inglese per poi passare
in mano tedesca e francese prima di ritrovarsi quasi miracolosamente
vivo alla fine del conflitto nelle mani del suo padrone.
Purtroppo,
nel corso della Storia, non tutti i cavalli di “guerra” hanno
conosciuto lo stesso lieto fine e molti sono morti sul campo.
E
anch'essi sono degni di essere ricordati insieme agli uomini che li
cavalcavano.
Elena Codecasa, Lorenzo Cavedini
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