mercoledì 20 febbraio 2013

Ricordare per non dimenticare


Lo  scorso 27 gennaio è stata celebrata la Giornata della Memoria in ricordo dell'abbattimento dei cancelli del campo di sterminio di Auschwitz avvenuta nell'ormai lontano 1945.
Una data appunto distante ma sempre attuale dato che il razzismo e la violenza con cui si esprime sono una realtà anche dei nostri tempi.

Il 27 gennaio 1945 i pochi sopravvissuti alla terribile esperienza del campo di concentramento (lager in tedesco) poterono tornare alla libertà per cercare di raccontare agli altri ciò che avevano provato sulla loro pelle ed evitare  il ripetersi di tragedie simili.

È questo il motivo per cui abbiamo deciso di dare il nostro contributo approfondendo il contesto in cui è avvenuto il dramma dell'Olocausto.   

I campi di concentramento erano una struttura carceraria all’aperto avente lo scopo di realizzare la soluzione finale voluta dai nazisti ai danni soprattutto del popolo ebraico (ma non solo, visto che furono imprigionati anche zingari, omosessuali, oppositori politici, comuni delinquenti).


Tra questi luoghi di morte, il campo più tristemente famoso è quello di Auschwitz in Polonia, reso operativo a partire dal 14 giugno 1940 dopo l'invasione di quel Paese da parte della Germania nazista di Hitler.
Alla fine della guerra il numero di morti in questo campo raggiunse la cifra spaventosa di 1.500.000 (in totale furono 6 milioni gli Ebrei sterminati nel corso del conflitoo). Si trattava di persone che, appena giunte al lager, venivano per la maggior parte spedite subito alle camere a gas e quindi ai forni crematori.
Perlopiù (si calcola il 75% di ogni convoglio giunto a destinazione) erano donne, anziani, bambini, portatori di handicap, vale a dire coloro che, dal punto di vista nazista, non potevano essere sfruttati per i lavori all'interno del campo. Si racconta che il generale  Karl Fritzsch accolse con queste parole le prime 728 persone che arrivarono ad Auschwitz: “Non siete venuti in un sanatorio, ma in un campo di concentramento tedesco. Da qui non c’è altra via di uscita che il camino del crematorio. Se a qualcuno questo non piace, può andare subito contro il filo spinato. Se in un trasporto ci sono degli ebrei, non hanno diritto a sopravvivere più di due settimane, i preti un mese e gli altri tre mesi”.
Ahimè quelle parole furono mantenute ed è per questo che dal 1979 anche l’UNESCO riconosce in ciò che rimane del campo di concentramento di Auschwitz un patrimonio da conservare per la memoria delle generazioni future.


Beatrice Carminati, Mirea Elia

6 commenti:

  1. Secondo me, la storia serve per il futuro, per esempio l'avvenimento descritto in questo post può considerarsi partecipe per il maturamento della vita sociale e dei diritti di ogni cittadino del mondo.

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  2. Ho letto il post e mi é piaciuto molto, lo ritengo molto interessante. Penso che sia molto importante ricordare questo fatto storico proprio per evitare che in futuro si possano ripetere delle tragedie simili. Molte persone dicono che sia meglio dimenticare queste pagine nere della nostra storia, che si è trattata di una pazzia che non potrà più ripetersi perché oggi la mentalità è cambiata, c’è istruzione, c’è democrazia. Penso però che questo non sia giusto, che voglia dire solo nascondersi dietro l’indifferenza. E’ giusto ricordare, e ancora più giusto spiegare alle nuove generazioni che cosa sia successo, che cosa ha portato all’olocausto, perché non è stato fermato e soprattutto che cosa ha significato, tutto questo perché ciò non si possa davvero più ripetere. Noi non abbiamo vissuto direttamente la guerra, ma sappiamo che è qualcosa di terribile, di irrimediabile, che distrugge paesi e intere società, questo l’ho imparato da chi ne è stato testimone, da chi non si è nascosto dietro i “non voglio ricordare” o “non voglio pensarci”, ma da quelli che si sono presi l’impegno di insegnare alle generazioni future, per dare a noi la possibilità di sapere, di capire, di impegnarci per la pace, per l’integrazione, perché tutto quello che loro hanno vissuto non possa più ripetersi.

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    1. Questo post è notevole, è giusto far ricordare ogni anno perché una situazione così non può e non deve ripetersi. Ammiro quelle persone che tutt'oggi vanno nelle scuole a raccontare agli studenti la loro esperienza personale e che nonostante ciò la vogliono raccontare anche se hanno il terrore che tutto questo un giorno accadrà di nuovo. Secondo me le persone sopravvissute a questo fatto crudele sono molto coraggiose raccontano la loro esperienza personale ad altre persone, per me lo fanno per sfogarsi o per dimostrare a se stessi che affrontandolo tutti i giorni riescono ad andare avanti anche se sfortunatamente ne soffriranno sempre perché è una ferita che non guarirà mai. Spero che in un futuro non si ripeta mai più una cosa simile perché sono morte tante persone innocenti e sono morte solo ed esclusivamente perché erano considerate diverse.

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  3. questa triste realtà accaduta, se si conta bene, non troppo tempo fa, nonostante noi tutti la conosciamo ormai perfettamente, in chiunque la ascolti mette ogni volta un profondo senso di tristezza. O di rabbia. Ho detto chiunque? Volevo dire, quasi chiunque. Già, sembra incredibile ma c'è qualcuno che sostiene che non sia mai accaduto niente in quei campi di così terribile, e che non siano morte così tante persone. Allora dico a queste persone di andare a contare ogni singolo teschio trovato in quel 27 gennaio 1945 e in tutti i mesi seguenti, ma penso che non gli basterebbe un'intera ita per farlo. Peccato.
    Penso che tutte le persone che non credono allo sterminio, o che non vogliono crederci, non siano poi tanto diverse dai nostri "cari" Adolf Hitler o Karl Fritzsch (capo del campo di sterminio di Auschwitz). per questo motivo penso che questo giorno vada ricordato proprio per non ripetere l'errore che hanno commesso HItler e il suo seguito, ma anche il popolo che fingeva di non vedere, e l'unico modo per non sbagliare ancora, è non dimenticare.
    camafabio69

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  4. L'articolo mi è sembrato subito interessante;penso sia giusto che in ogni scuola vengano dedicati momenti per ricordare gli orrori dell'Olocausto e quindi penso che gli studenti abbiano fatto bene ad inserirlo nel blog.
    Ogni anno il giorno 27 gennaio é dedicato appunto alla memoria dello sterminio nazista subito in maggiormente dalla popolazione ebraica ma anche da portatori di handicap,omosessuali e zingari. Alcune persone pensano che ricordare questo periodo buio della storia sia inutile perché la mentalità delle persone è cambiata e un episodio simile non potrebbe più succedere,ma io penso che ricordare sia fondamentale per tenere vivo l'orrore che potrebbe sempre e comunque ripetersi
    FrancescaD

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  5. secondo me francescaD ha assolutamente ragione, in ogni scuola bisogna ricordare gli orrori dei campi di concentramento e della 2^ guerra mondiale

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