Tra
pochi giorni è Carnevale e tra i banchi comincia a circolare il
toto-maschera, vale a dire le scommesse su quali vestiti saranno indossati nell’occasione
(anche da parte dei professori…).
Partendo da ciò, ci siamo chiesti quando fosse nata una simile festività e soprattutto come mai vista la sua originalità, cioè quella di poter essere per un giorno qualcun altro.
Si tratta anzitutto di una festa popolare che si celebra nei paesi di fede cattolica.
I festeggiamenti avvengono spesso nella forma di pubbliche sfilate in cui dominano elementi giocosi e fantasiosi; in particolare, l'elemento distintivo del carnevale è l'uso delle maschere e dei carri.
Partendo da ciò, ci siamo chiesti quando fosse nata una simile festività e soprattutto come mai vista la sua originalità, cioè quella di poter essere per un giorno qualcun altro.
Si tratta anzitutto di una festa popolare che si celebra nei paesi di fede cattolica.
I festeggiamenti avvengono spesso nella forma di pubbliche sfilate in cui dominano elementi giocosi e fantasiosi; in particolare, l'elemento distintivo del carnevale è l'uso delle maschere e dei carri.
La
parola “carnevale” deriva dal latino "carnem
levare"
("eliminare la carne") poiché
anticamente
indicava il banchetto che si teneva l'ultimo giorno di carnevale (il cosiddetto
martedì grasso), subito prima del
periodo di digiuno della Quaresima.
Tra i Carnevali più
celebri c’è quello di Venezia.
Le sue
origini sono antichissime: la prima testimonianza risale ad un documento del 1094
in cui si parla di divertimenti pubblici per le strade della città.
L'istituzione
del Carnevale da parte delle autorità veneziane è
generalmente
attribuita alla necessità della
Serenissima, al pari di quanto già avveniva
nell’ Antica Roma, di concedere alla
popolazione, e soprattutto ai ceti sociali più umili,
un periodo dedicato interamente al divertimento e ai festeggiamenti, durante il
quale i veneziani e i forestieri si riversavano in tutta la città a far festa con musiche e balli
sfrenati.
Attraverso
l'anonimato che garantivano maschere e costumi, si otteneva una specie di
cancellazione di tutte le divisioni sociali ed era autorizzata persino la
pubblica derisione delle autorità e
dell'aristocrazia.
Indossando
maschere e costumi era possibile nascondere totalmente la propria identità e si annullava in questo modo ogni forma di appartenenza
(di classe, di religione, di partito).
A
partire dal 1271, vi sono notizie di produzione di maschere, scuole e tecniche
per la loro realizzazione. Cominciarono ad essere prodotti gli strumenti per la
lavorazione specifica dei materiali quali argilla, cartapesta, gesso e garza.
Dopo la fase di fabbricazione dei modelli, si terminava l'opera colorandola e
arricchendola di particolari come disegni, ricami, perline, piumaggi e
quant'altro. I cosiddetti mascareri, che divennero veri e propri
artigiani realizzando maschere.
Ognuno
poteva stabilire atteggiamenti e comportamenti in base ai nuovi costumi e alle
mutate sembianze. Per questo motivo, il saluto che risuonava di continuo
nell'atto di incrociare un nuovo "personaggio" era semplicemente “Buongiorno signora maschera”.
La
partecipazione gioiosa e in incognito a questo rito di travestimento collettivo
era, ed è tuttora, alla base del
Carnevale: si fa tutti parte di un grande palcoscenico mascherato, in cui attori
e spettatori si fondevano in un unico ed immenso corteo di figure e colori.
Matteo Forcati e Stefano Regonesi
Nessun commento:
Posta un commento