martedì 30 ottobre 2012

Esempi da imitare


Nel corso dell’ultima estate un evento che ha “invaso” i telegiornali e quindi ha colpito particolarmente la nostra attenzione sono stati i Giochi Paraolimpici (o Paraolimpiadi) che si sono svolti a Londra dal 29 Agosto al 9 Settembre. Si tratta di Giochi del tutto simili a quelli olimpici veri e propri, in cui i partecipanti gareggiano ogni 4 anni in rappresentanza dei vari Paesi della Terra, ma ad essere coinvolti sono atleti che presentano delle disabilità.  All’inizio, a dire il vero, il carattere della manifestazione non era globale. Nel 1948 il medico britannico Ludwig Guttmann organizzò infatti una competizione sportiva nazionale nota come Giochi di Stoke Mandeville (dal nome della cittadina del Buckinghamshire in cui avevano luogo le gare). Nel 1952 anche alcuni atleti olandesi parteciparono ai giochi, conferendo così all’evento un valore internazionale.  Nel 1958 il medico italiano per infortunati Antonio Maglio propose a Guttmann di disputare l'edizione del 1960 a Roma, visto che in quell’anno la capitale avrebbe ospitato ufficialmente la XVII Olimpiade. Nel corso degli anni alcuni atleti sono stati in grado di partecipare sia ai Giochi olimpici sia ai Giochi paraolimpici. In campo femminile l'impresa è riuscita per prima alla neozelandese Neroli Fairhall e, poco dopo, all'italiana Paola Fantato, che nel 1996 disputò ad Atlanta la gara di tiro con l’arco. Quindi fu la volta (Pechino 2008) della polacca Natalia Partyka nel tennis-tavolo e della sudafricana Natalie Du Toit nel nuoto. In precedenza anche l'ipovedente Marla Runyan aveva disputato la finale dei 1.500m a Sydney 2000. Il caso più celebre è forse quello di Oscar Pistorius, che con le sue protesi in titanio al posto delle gambe ha preso parte alle gare dei 400m e della staffetta 4×400m ai Giochi della XXX Olimpiade di Londra 2012. In occasione di quest’ultime la squadra italiana ha ottenuto 9 medaglie d’oro, 8 d’argento e 13 di bronzo, collocandosi al 13° posto nel medagliere finale. Alex Zanardi, con i suoi due ori conquistati nella handbike, ha ottenuto il riconoscimento di “miglior atleta paralimpico” e quello di esempio da ammirare e imitare per noi ragazzi che talvolta, nello studio e non solo, ci demoralizziamo di fronte alla prima difficoltà.
 Codecasa Elena, Beatrice Carminati

3 commenti:

  1. Questi atleti sono da ammirare perchè sono stai capaci di trasformare il loro handicap in una virtù con tenacia, determinazione, fatica e tanto amore per lo sport.
    Complimenti per la stesura dell'articolo.. :)

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  2. questo articolo mi è sembrato molto interessante e mi ha fatto conoscere degli aspetti sulla "nascita" delle Paraolimpiadi di cui non avevo mai sentito parlare. Inoltre mi ha fatto riflettere su come alcune persone con dei problemi fisici, siano riuscite a superare questo ostacolo e dimostrare a sè stesse di poter ottenere grandi risultati impegnandosi a fondo nella loro disciplina. Penso che tutti i ragazzi debbano seguire il loro esempio e non lasciarsi andare alla prima difficoltà, ma continuare a lottare per ottenere il proprio obbiettivo, perchè, anche se il "percorso" può sembrare faticoso e difficile, quando si ottengono dei risultati,ci si sente gratificati e fieri di sè stessi.

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  3. Beh direi che l'articolo è carino e fa riflettere molto sulle persone meno fortunate di noi!Purtroppo questo grande campione oltre che ha rovinato la sua immagine da atleta ma anche come persona uccidendo la sua fidanzata!

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